MONTE DI MEZZO

Un’ascensione per escursionisti molto esperti che porta sull’aguzza cima mediana del Tre Pizzi (1350 m). Lo sforzo è ripagato dall’alta valenza geologica e botanica del percorso e, soprattutto, dalla stupenda vista panoramica che si gode dalla sua vetta su buona parte della Campania.

DA PAIPO A MONTE DI MEZZO

Informazioni sul percorso

La valenza di questa escursione risiede principalmente nell’aspetto “sportivo” e nella soddisfazione di riuscire a raggiungere una cima montuosa a fianchi ripidi, crinali abbastanza affilati e piccole paretine rocciose, che talora richiedono anche l’impegno delle mani.

Trattasi di un percorso aspro che si consiglia solo a chi ha pratica di arrampicata e buone capacità di orientamento.
Dal Casino di Paipo si prosegue fin dove la strada asfaltata termina per mutarsi in sterrata. Dopo un’iniziale tratto in leggera salita ci si inerpica lungo la pietraia che porta al “fungo” di roccia di Capo Muro. Da qui si devia a sinistra direzione Nord  e si affronta in salita libera lo spigolo meridionale del Monte Catello (1393 m) seguendo la sua leggera incurvatura verso Ovest.
Prima di raggiungere la cima, verso quota 1300, si lascia lo spigolo fin qui seguito per deviare a sinistra, si scavalca a monte lo sperone che si allunga verso sud-ovest (quota 1331 m) quello dal quale si staccò la famosa frana e dirigendosi verso Nord ci si porta alla sella di quota 1330 m, che separa la cima del Monte Catello dalla cima del Monte di Mezzo. Su quest’ultima si sale, infine, per l’affilato e ripido crinale che parte da detta sella. Ritorno per la stessa via

Le rocce a strati e banchi sub-orizzontale sulle quali si avanza, sono calcari marini del Cretacico inferiore, localmente ricchi di conchiglie fossili (specie lamellibranchi del genere Requienia); verso le cime vi si intercalano anche livelletti marnosi. La vegetazione è ridotta a chiazze steppiche ed alberi isolati che sfruttano il suolo intrappolato in fratture e solchi carsici. Interessante è la vista dall’alto della grande frana di crollo che pochi anni fa si staccò dalla rupe sommitale del Monte Catello (lato SO), e che diede origine ad una valanga di detrito che si accumulò nel sottostante Vallone Porto; per fortuna senza raggiungere zone abitate.
Dopo aver ricordato che su terreni simili i panorami si ammirano solo da fermi, diciamo che il tratto da Capo Muro a quota 1200 m offre un’ampia visuale su Agerola, il Monte Tre Calli e la sottostante scarpata costiera tra Vettica Maggiore e Positano. Dalla cima del Monte di Mezzo si ammirano da vicino le altre culminazioni del Tre Pizzi e, a maggior distanza, la vista spazia su Napoli, il Vesuvio, la Piana di Pompei, i Monti Lattari orientali, il Golfo di Salerno ed i rilievi che lo circondano.

Informazioni su valori e punti di interesse

Le valenze principali di questa escursione sono, oltre la “sportiva”, quelle legate ai panorami ed al paesaggio. In quanto a panorami, si legga anche quanto descritto per il Sentiero 1 che, di fatto, cammina quasi in parallelo a quello in esame; la maggiore elevazione di questo percorso rende ancora più ampie le viste sulla fascia costiera tra Vettica Maggiore e Positano e da qui fino alla Punta della Campanella e a Capri. Verso Sud si domina il Golfo di Salerno, con gli isolotti de Li Galli quasi ai nostri piedi e con l’orizzonte chiuso dal promontorio cilentano. Inoltre, giunti a S. Maria del Castello, la vista si apre anche verso Nord, mostrandoci per intero il Golfo di Napoli, con le sue isole, le colline flegree ed il Vesuvio.
Oltre a questi panorami a lunga distanza, il percorso lascia godere anche belle prospettive sulle ripide scarpate tettoniche con le quali “si gettano a mare” le montagne che stiamo attraversando. Da Campo dei Galli, guardando verso NO, si vede l’elemento geomorfologico che diede il nome al sottostante casale di Montepertuso: un affilato sperone calcareo che è trapassato da un’ampia grotta. Guardando, invece, verso l’alto, si ammirano le rupi ed i torrioni rocciosi (calcari del Cretacico inferiore) con i quali culminano le varie cime del Monte S. Angelo a Tre Pizzi. Dalla più orientale di esse, il Monte Catello, pochi anni fa si staccò un’immane frana di cui vediamo ancora la cicatrice. Attraversando la parte alta del Vallone Porto, si passa anche su una pietraia a grossi e piccoli blocchi, che qui si accumulò in conseguenza di quella eccezionale frana. Andando verso la sua foce, il Vallone si stringe fino a diventare una spettacolare forra a fianchi verticali di elevato valore ecologico, che termina sulla bella spiaggetta isolata di Arienzo.
In quanto alla vegetazione che si incontra lungo il percorso, vanno segnalati i castagneti cedui del tratto iniziale, le boscaglie miste che punteggiano il tratto intermedio e i rimboschimenti a pini e cipressi del tratto finale.